Società Nazionale di Salvamento, dal 1871... per la sicurezza della vita sul mare
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intervista

Genova, 15 Luglio 2022 – Riportiamo con piacere l’articolo “Un tuffo al mare ma con giudizio” del Prof. Enzo Pranzini – membro del comitato medico-scientifico della SNS e membro dell’Osservatorio nazionale sull’annegamento costituito presso il Ministero della Salute – pubblicato sul quotidiano “Il Manifesto” il 14/07/2022, nell’inserto “Mare”.

Mare. Troppi annegamenti, una tragedia dimenticata

UN TUFFO AL MARE MA CON GIUDIZIO

Ogni anno annegano centinaia di persone e sono le fasce più deboli a rischiare di più. Mancano bagnini sulle spiagge libere, a scuola non ci sono lezioni sui pericoli tra le onde e i Comuni sono poco sensibili alla sicurezza

di ENZO PRANZINI

Siamo da poco entrati nell’estate, ma le notizie che arrivano dalle spiagge italiane fanno già pensare che quest’anno il numero degli annegamenti sia destinato a salire. Negli anni ’70 in Italia si registravano oltre 1.200 annegamenti all’anno, la gran parte in mare, ma questo numero aveva cominciato a ridursi grazie ad una maggiore informazione sui pericoli e alle azioni di prevenzione, non ultimo il fatto che i ragazzi avevano cominciato a frequentare le piscine e seguire corsi di nuoto.
IN PARALLELO LE NOSTRE COSTE VENIVANO sorvegliate da addetti al salvamento sempre più preparati ed attrezzati, anche se operativi quasi esclusivamente sulle spiagge date in concessione, che sono andate aumentando di anno in anno; fatto deplorevole, ma che ha avuto questa ricaduta positiva. Alla fine degli anni ’90 si era scesi sotto a quota 400, nonostante l’aumento delle presenze sulle spiagge. Questa riduzione è stata letta come un indicatore del miglioramento delle condizioni socio-economiche delle famiglie italiane, ma da un po’ di tempo la curva ha smesso di scendere e, anzi, mostra i segnali che potrebbero precludere ad una risalita.
IN ITALIA, COME IN ALTRI PAESI, la gran parte degli annegamenti in mare è dovuta alle correnti di ritorno: quelle che riportano verso il largo l’acqua che le onde accumulano vicino a riva, e che si possono identificare perché in questi punti la linea dei frangenti s’interrompe o rallenta. Non vi è schiuma in superficie e l’acqua è più scura anche perché la stessa corrente, che può superare anche i 5 km all’ora, scava un solco nel fondale.
NESSUNO INSEGNA Al RAGAZZI a riconoscerle, a come comportarsi per non farsi intrappolare, e come, eventualmente, uscirne fuori. Una sola lezione impartita a scuola, magari nell’ora di scienze o di educazione fisica, potrebbe salvare molte vite. Queste correnti possono formarsi su quasi tutte le spiagge, anche se non tutti i litorali italiani ne sono ugualmente interessati; ma particolarmente frequenti ed intense si sviluppano in prossimità di molte delle opere di difesa costiera che proliferano lungo le nostre coste. È qui che si verifica il più alto numero di annegamenti, ma la sicurezza dei bagnanti non è un parametro previsto nella scelta del migliore intervento da fare per fronteggiare l’erosione.
MOLTO PERICOLOSE SONO LE SCOGLIERE parallele alla costa, di cui abbiamo sequenza di oltre 200 elementi, in particolare lungo il litorale adriatico. Anche quando le onde non le scavalcano, l’acqua viene spinta fra i massi di cui sono costituite e si accumula dietro. Per uscire non può che prendere la strada del varco, dove si può formare una corrente veloce. Molti pensano di essere al sicuro dietro a queste barriere perché le onde non vi arrivano, tanto da portarvi i bambini quando il mare è un po’ mosso. Molti annegamenti riguardano bagnanti portati fuori da queste correnti, e che non possono tornare a riva superando la scogliera sulla quale s’infrangono le onde.
UN CASO CHE HA FATTO LETTERATURA, e che mette in evidenza anche altri aspetti del problema, viene da Israele, dove tre ragazzi palestinesi, dopo aver camminato su una di quelle lingue di sabbia che talvolta si formano dietro a queste scogliere, si arrampicarono sui massi e andarono a tuffarsi in mare in uno dei varchi: la corrente li portò tutti al largo e non riuscirono a tornare a riva. È probabile che non fossero buoni nuotatori, dato che raramente i bambini palestinesi vanno in piscina a fare corsi di nuoto, ed è azzardato dire che se fossero stati israeliani sarebbero riusciti a riguadagnare la riva, perché queste correnti sono veramente intense, ma è certo che le popolazioni più deboli sono esposte a rischi maggiori. Anche i pennelli, quelle scogliere perpendicolari alla costa che si pongono per intercettare la sabbia in transito e fare crescere la spiaggia, innescano correnti di ritorno. Onde oblique alla riva accumulano l’acqua a ridosso della struttura, dove si forma un flusso diretto verso il largo; e con l’acqua possono essere spinti fuori anche i bagnanti.
MA QUALI ALTRE CAUSE SI OPPONGONO alla riduzione degli annegamenti? Molte famiglie italiane, neo-italiane o non ancora italiane non possono permettersi una giornata al mare in uno stabilimento balneare e si concentrano sulle spiagge libere, dove spesso manca il servizio di salvamento. Siccome la salute è un bene che lo Stato deve tutelare, non basta scrivere all’ingresso di una spiaggia che non vi è il bagnino per sentirsi la coscienza a posto. Il cartello può essere posto in spiagge remote, poco frequentate, e accompagnato da indicazioni sui pericoli che quella spiaggia presenta; in tutte le altre deve essere garantito un efficiente servizio di salvamento, almeno nella stagione balneare.
PURTROPPO, ANNEGANO SULLE NOSTRE spiagge molte persone appena giunte da paesi in cui non vi è il mare, o non vi è la cultura del mare: la loro percezione del pericolo che vi può esservi anche vicino a riva è decisamente bassa e li porta a comportamenti che spesso finiscono in tragedie. Ovviamente anche loro non vanno dove vi sono i bagnini e questo rende il problema ancor più grave perché, oltre a non avere l’assistenza di un professionista nel caso di bisogno, non vi è neppure nessuno che li metta in guardia se si avventurano in acqua dove e quando non è il caso.
L’ANDAMENTO DEGLI ANNEGAMENTI risente anche di una maggiore frequentazione delle spiagge da parte degli anziani, che hanno più probabilità di essere colpiti da malori, e se questi si manifestano in acqua possono essere comunque letali. Ma vi è una particolarità che riguarda il decesso di queste persone: spesso entrano in acqua la mattina presto, quando non fa troppo caldo, anche solo per camminare con l’acqua alle ginocchia, ma se si sentono male e cadono, possono venire sommerse anche se l’acqua è molto bassa. A quelle ore vi sono poche persone sulla spiaggia che possono correre in soccorso, ed anche sulle torrette di guardia il bagnino non si è ancora insediato.
FRA I COMPORTAMENTI CHE POSSONO portare all’annegamento ve ne sono molti altri, come l’assunzione di alcool o droghe, e in questo caso le classi di età più colpite non sono certo quelle di cui parlavamo prima. Assai più numerosi, e ancor più difficili da monitorare, sono i quasi-annegamenti, con strascichi spesso drammatici per coloro che hanno avuto la «fortuna» di essere salvati. Il problema degli annegamenti è assai più grave di quanto non sia percepito, e, per ridurne l’incidenza, deve essere fatto ogni sforzo. Famiglie, scuole, amministrazioni e tutte le strutture che sul turismo balneare traggono profitto devono impegnarsi affinché una vacanza non si trasformi in una tragedia.
ANCHE PER QUESTO IL MINISTERO della Salute ha costituito un tavolo di lavoro per la lotta contro gli annegamenti, non solo in mare, a cui partecipano, oltre ad esperti interni, anche quelli dell’Istituto Superiore di Sanità, del Corpo delle Capitanerie di Porto, di Ispra, Anci, Società Nazionale di Salvamento e Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente costiero.

Fonte: articolo di Enzo Pranzini pubblicato sull’inserto del quotidiano “Il Manifesto” il 14 Luglio 2022

Portonovo-Ancona, 8 Luglio 2022 – Li chiamano “Gli Angeli della Baia”: sono i volontari della Società Nazionale di Salvamento, un gruppo di una trentina di giovani, che ogni giorno si rendono disponibili affinché a Portonovo (Ancona) ci siano sempre quattro persone oltre al pilota che guida il gommone di salvamento per il soccorso.
Dai primi giorni di Luglio i volontari hanno un nuova divisa e materiale specifico per il gommone di salvamento, frutto di donazioni del locale “Consorzio La Baia”.
Edoardo Rubini è il coordinatore dei volontari SNS.

Per approfondire leggi l’articolo su:
Salvamento, gli angeli della baia con le nuove divise ufficiali “Sempre al servizio degli altri” su ilrestodelcarlino.it – 08/07/2022

Nella foto: volontari della Società Nazionale di Salvamento
Fonte: ilrestodelcarlino.it

Guardialfiera, 24 Marzo 2022 – Con molto orgoglio voglio comunicare che la ODV SNS Sez. Guardialfiera ha organizzato  una missione umanitaria a sostegno del popolo ucraino e tre volontari (Fratangelo Nicola, Fratangelo Lorenzo e il medico dott. Bruno Giordano il quale ha voluto da subito affidare i tanti farmaci alla SNS ) della SNS sez. di Guardialfiera partiranno Venerdì 25 Marzo alle ore 14:00 da Guardialfiera (CB) ed arrivo sabato alle ore 16 circa nella cittadina di Krasnobròd a bordo del Fiat Ducato della SNS sez. Guardialfiera, percorrendo circa KM 2000; ad accoglierli ci sarà il sindaco il quale ospiterà i volontari con spese a suo carico.
I beni saranno consegnati direttamente agli ospedali e orfanotrofi Ucraini tramite i volontari mettendo a rischio la propria vita.
I beni sono soprattutto farmaci, alimenti bimbi, vestiti bimbi, piumoni e coperte.
Alla riuscita della missione hanno contribuito: il presidente dell’UNCI (Unione Nazionale cavalieri d’Italia provincia di Campobasso, il Presidente Calcio del Benevento, la società calcio primavera Campobasso, aziende e privati.
Allego alcune foto, se farà piacere invierò successivamente altre foto della partenza e dell’arrivo alla cittadina di Krasnobrod.
Sempre orgoglioso di far parte della “famiglia Salvamento”, spero di aver fatto cosa gradita.
Nicola Fratangelo
Presidente
Società Nazionale di Salvamento – sez. di Guardialfiera-Molise
Fonte e foto: Nicola Fratangelo – SNS Guardialfiera

Marina di Ravenna, 4 Settembre 2021 – Nell’ambito delle iniziative del 150° anniversario della SNS,  si è svolta alla Darsena Pescherecci di Marina di Ravenna la seconda edizione del Palio della Voga 2021, sfida sui mosconi rossi tra i bagnini e le bagnine della Riviera romagnola. Società Nazionale Salvamento Sez. di Ravenna tra gli organizzatori.

Da ravennanotizie.it (leggi): E’ stato Contro, bagnino di Comacchio, a vincere il titolo di miglior vogatore in canotta rossa e a conquistare la voga. Mentre la vittoria del palio in rosa è andata alla ravennate Giulia Parisini, che si è riconfermata campionessa.
“La sfida ha visto partecipanti da Rimini ai Lidi ferraresi,  provenienti da tutte le spiagge – avevano spiegano gli organizzatori dell’evento, Endas Ravenna insieme a Società Nazionale Salvamento Sez.Ravenna e Pro Loco Marina di Ravenna-.  Siamo orgogliosi di riportare questo storico evento in città e ringraziamo le collaborazioni ulteriori Autorità Portuale e Capitaneria di Porto”.

L’articolo pubblicato sul quotidiano “Il Resto del Carlino” ed. Ravenna il 06/09/2021 .

Simona Tarlazzi, Società Nazionale Salvamento Sez. di Ravenna

La locandina dell’evento

Foto: SNS Ravenna

Fonte: ravennanotizie.it e “il Resto del Carlino” ed. Ravenna

Roma, 28 Luglio 2021 – L’affogamento è tra le prime dieci cause di morte per i più piccoli. L’esperto: «Bisogna avere un’attenzione costante». Riportiamo l’articolo di Antonio Calitri pubblicato il 28/07/2021 sul quotidiano “Il Messaggero”.

Mare e piscine
Allarme annegamenti
I bambini e le regole per bagni in sicurezza

L’affogamento è tra le prime dieci cause di morte per i più piccoli. L’esperto: «Bisogna avere un’attenzione costante»

IL VADEMECUM Con l’entrata nel clou della stagione balneare anche in Italia le cronache si riempiono di notizie di morti dovute ad annegamenti. E spesso riguardano i bambini e ragazzi dei quali gli annegamenti in Italia sono una delle prime 10 cause di morte prematura. Per cercare di arginare questo triste fenomeno, l’Istituto superiore di sanità ha diffuso un opuscolo con le norme che possono evitare tante morti. Anche perché, al di là dell’impegno di molte istituzioni (Ministero della Salute, Iss, Ispra, Società Nazionale di Salvamento, Gruppo Nazionale per la Ricerca in Ambiente Costiero, Capitanerie di Porto, Guardia Costiera e Anci) che hanno dato vita all’Osservatorio per la prevenzione degli annegamenti, il numero delle morti negli ultimi anni è rimasto abbastanza stabile intorno ai 400 eventi fatali.
I DATI Certo, può sembrare un’inezia se confrontato ai dati mondiali segnalati dall’Oms la settimana scorsa ovvero «236.000 persone nel solo 2019 che hanno perso la vita a causa di annegamento» e ben «2,5 milioni di persone nel decennio fino al 2019» e di queste «il 60% sono stati tra quelli di età inferiore ai 30 anni, con i tassi più alti tra i bambini di età inferiore ai cinque anni». L’Italia sta un po’ meglio anche tra i paesi occidentali visto che, come ha spiegato il dottor David Meddings, del dipartimento determinanti sociali della salute dell’Oms, «l’annegamento è la principale causa di morte per i bambini sotto i cinque anni in Cina e la seconda negli Stati Uniti e in Francia». Ma dover registrare centinaia di morti all’anno a causa di un evento quasi sempre prevedibile resta comunque inaccettabile. Per questa ragione l’Iss torna a farsi sentire con delle semplici regole di prevenzione sottolineando che «sorvegliare costantemente i bambini in acqua è la prima regola» da seguire. Tra gli altri accorgimenti importanti l’istituto consiglia di «recintare le piscine e coprirle con un telo quando non si usano. Togliere tutti i giocattoli e far indossare le cuffie» ai bambini. Bisogna infatti tener conto che un bambino fino atre, quattro anni, «può trovarsi in difficoltà anche in pochi centimetri d’acqua» e soprattutto che «sono sufficienti dai 3 ai 6 minuti per annegare». «Vigilare in maniera efficace» continuano gli esperti, significa «mantenere un costante contatto visivo e uditivo e trovarsi a portata di mano in caso si debba intervenire. Il tempo che occorre per recuperare il bambino che è sparito dalla nostra visuale può essere fatale. Quelli che possono sembrarci pochi istanti occupati a fare una telefonata, in realtà possono essere minuti. Chiediamo a un altro adulto fidato di mantenere il contatto visivo del bambino se abbiamo urgenza di allontanarci o distrarci anche per pochi attimi».
IL RISCHIO Un serie di consigli che potrebbero sembrare banali ma che in tanti non tengono in considerazione visto che poi gli annegamenti si ripetono. Come mai? «Nella balneazione, a molti adulti e praticamente a tutti i bambini», spiega il professor Giuseppe Marino, presidente della Società Nazionale di Salvamento, «manca la percezione del rischio. Una piscina piccola sembra innocua così come stare a pochi centimetri d’acqua in mare ma alle volte e soprattutto per i più piccoli, anche queste situazioni possono essere fatali. Per evitarle, la prima misura da mettere in atto è l’attenzione costante. Bisogna sapere che l’annegamento dei bambini, anche per la forma della loro epiglottide, è un annegamento silenzioso e per tanto ci deve essere sempre un controllo visivo con il bambino perché potrebbe scomparire da vicino senza accorgersene e se non ci si accorge, se non si interviene entro 5 minuti, i danni diventano irreparabili». Questo però apre un altro argomento, quello di saper intervenire. «In piscine aperte al pubblico e nei lidi in concessione», continua Marino, «è obbligatoria la presenza del bagnino che controlla, previene ma sa anche intervenire in caso di emergenza. E lì infatti si registrano molti meno casi. Nelle spiagge libere invece il bagnino non è previsto e i casi sono molto più numerosi. Sarebbe importate che anche sulle spiagge libere ci fossero dei bagnini o per lo meno che si avvertissero i bagnanti con dei cartelli che quel tratto di spiaggia non è sicura. Così come bisognerebbe avvisare se in quel tratto ci sono dei pericoli come correnti insidiose, falesie o altro». Antonio Calitri 

Fonte e immmagini: Il Messaggero