Società Nazionale di Salvamento, dal 1871... per la sicurezza della vita sul mare
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Campagna Informativa per la Pianificazione della Sicurezza Balneare

Campagna Informativa per la Pianificazione della Sicurezza Balneare

Esperienze per un Progetto unico e coordinato di armonica disciplina europea in materia di sicurezza della balneazione.

Premessa

La maggior parte degli italiani trascorre le proprie vacanze al mare e, ad essi, si aggiungono turisti stranieri provenienti da ogni parte d’Europa, perché ormai l’Italia, da tempo, è meritatamente considerata una delle spiagge naturali del continente.
A tutti, italiani e stranieri, va assicurata nella maggiore misura possibile la fruibilità in sicurezza degli arenili e delle acque prospicienti, ma per poter predisporre organizzazioni e dispositivi di sicurezza adeguati e congrui, occorre avere prima di tutto certa e approfondita conoscenza del fenomeno sotto i diversi e pertinenti profili.
E’ nata perciò in seno alla Società Nazionale di Salvamento l’idea di proporre al Dipartimento della Protezione Civile, che ha subito apprezzato l’iniziativa, l’opportunità di condurre una campagna informativa sulla balneazione in Italia, con lo scopo precipuo di acquisire conoscenza quanto più possibile completa della materia, alla luce della quale poter poi consentire alle Autorità governative e locali a qualsiasi livello coinvolte nella ricerca della sicurezza in acqua, di valorizzarne con cognizione di causa le conclusioni, ed elaborare pianificazioni di ordine generale e locale utili allo scopo.
La campagna è stata condotta lungo i litorali delle Regioni marittime dello Stato, con la collaborazione e il contributo determinante delle Capitanerie di porto e delle Municipalità locali.
La scelta dei comuni rivieraschi da considerare è stata fatta ragionando in termini di vocazione turistica, affluenza nei periodi estivi, potenzialità delle rispettive strutture di accoglimento di carattere balneare, ecc… per cui si può ritenere che i litorali dei 632 Comuni alla fine censiti costituiscano un campione di sicuro riferimento e affidabilità, in rapporto all’intero e più esteso complesso delle acque marine idonee alla balneazione che circondano il nostro Paese.
Le pagine che seguono illustrano perciò il progetto, il lavoro di studio e di valorizzazione degli elementi e dei dati scaturiti dalla ricerca, le considerazioni e le conclusioni da cui è possibile ricavare dati di riferimento utili per definire ed evidenziare, nelle giuste dimensioni, il fenomeno della balneazione in Italia nell’ottica sopraccennata.

Cap. 1

IL PROGETTO

Denominazione

“Campagna informativa per la pianificazione della sicurezza balneare – Esperienze per un progetto unico e coordinato di armonica disciplina europea in materia di sicurezza della balneazione”

Condotto e realizzato dalla:

Società Nazionale di Salvamento (ONLUS) – Genova
Fondata nel 1871 – Eretta in Ente morale nel 1876
Iscritta nell’elenco delle Organizzazioni nazionali di volontariato del Dipartimento della Protezione Civile e nel Registro regionale delle organizzazioni di volontariato della Liguria,

in regime di convenzione con:

Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile Roma

Obiettivi

1) Acquisire informazioni su:
– condizioni geografiche e fisiche generali dei siti censiti;
– scenario locale e processi fisici e morfologici che causano le condizioni di rischio sulle spiagge considerate e relative conseguenti valutazioni;
– antropizzazione dei siti (residenti e non) e popolazione umana interessata alla fruizione delle spiagge, alla balneazione e alle altre attività acquatiche in genere (piccola nautica da diporto, canoe, tavole a vela, ecc….);
– risorse/dispositivi di sicurezza disponibili e loro tempi di intervento.

In questo contesto generale, quantificare e accertare:
– la stima della popolazione coinvolta nelle aree interessate;
– la densità di popolazione in determinate fasce orarie;
– le fonti di pericolo proprie del territorio e i rischi;
– la tipologia degli interventi di soccorso e di assistenza, siano essi forniti in mare dalla Guardia Costiera e da altri, in spiaggia dai bagnini di salvataggio, a terra dal servizio 118;
– i tempi di intervento per ogni tipologia di intervento;
– la segnaletica e il suo significato;
– la quantificazione delle strutture addette all’assistenza e al soccorso della balneazione e della piccola nautica.

2) Commentare e approfondire i dati censiti, con l’ottica di effettuarne la valorizzazione ai fini della individuazione, da parte degli enti e delle istituzioni interessate, delle linee di indirizzo e programmatiche utili a favorire la sicurezza in acqua, sia in termini di risorse che di organizzazione.

La rilevazione dei dati

Per la raccolta delle informazioni, i rilevatori hanno utilizzato la “scheda di analisi del territorio” allegata (vd. pag. 5) i cui dati rilevati sono stati, al termine della campagna informativa, riassunti e valorizzati dalla Presidenza della Società Nazionale di Salvamento attraverso un apposito software dedicato.

Al riguardo, per consentire e nel contempo assicurare la completezza delle informazioni, la scheda è stata sinteticamente articolata in 5 sezioni:

Sezione 1. Analisi del territorio

Ubicazione ed estensione delle coste e delle spiagge, e tipi di servizi esistenti (spiagge in concessione demaniale, spiagge libere attrezzate con o senza servizio di sorveglianza, spiagge libere) sul territorio preso a campione

Sezione 2. Patrimonio umano

Il patrimonio umano (presenze dei bagnanti, presenze dei bagnini raffrontato alle presenze di bagnanti e orario di maggiore concentrazione di persone sulle spiagge)

Sezione 3. Tipologia delle fonti di pericolo

Registrazione delle diverse tipologie delle fonti di pericolo (buche, correnti marine, spiagge scoscese, scogliere, ecc…) e del sistema di segnalazione delle medesime ai fini preventivi, se presente.

Sezione 4. Tipologia dei rischi

Tipologia dei rischi, fra i quali e non esaustivamente, ad esempio,si citano le onde improvvise per il transito delle navi, i pericoli per la salute dovuti all’inquinamento (corsi d’acqua inquinati che sfociano a mare, industrie che scaricano acque di lavorazione), la difficoltà di raggiungere i litorali sia da mare (scogli, bassi fondali, ecc…), sia da terra (scogliere, pendii, pareti ripide e scoscese), ecc….

Sezione 5. Organizzazioni di soccorso presenti e loro possibilità/tempi di intervento.

Cap. 2

I RISULTATI SCATURITI DALLA RICERCA

Sezione 1. Analisi del territorio

Estensione delle coste italiane

La tabella che segue indica che le coste italiane idonee alla balneazione (penisola e isole) rappresentano circa il 65,7% dell’intero litorale nazionale, raggiungendo circa 4.898 km su un totale di circa 7.456 km.

Estensione delle coste balneabili prese in esame

I 632 Comuni costieri presi a riferimento secondo i criteri accennati in premessa (vocazione turistica, potenzialità delle strutture di accoglienza, ecc…), rappresentano il 52% dei circa 1200 Comuni italiani costieri e dispongono di uno sviluppo complessivo di litorale di circa 3636 km, pari al 48,8% del totale di 7456 km, dei quali idonei alla balneazione sono circa 2426 km, pari al 66,7% di 3636.

Le tabelle che seguono mostrano regione per regione l’estensione dei litorali di cui dispongono i Comuni censiti, secondo l’ appartenenza alle rispettive Regioni, l’estensione in valore assoluto e in percentuale della parte di essi idonea alla balneazione, mentre l’ultima tabella riepiloga come sintesi finale l’intero territorio interessato dalla campagna informativa.

Tipologia delle spiagge e dei servizi di sicurezza per la balneazione offerti nei 2426,46 km di costa balneabile

Con riferimento alla normativa attualmente vigente in materia di gestione amministrativa delle spiagge, si è rilevato che dei 2426,46 km di litorale balneabile, 915 km attengono alle spiagge gestite da privati in regime di concessione demaniale, 1329 km sono quelle liberamente fruibili dalla collettività (le cosiddette spiagge libere), mentre 178 km circa sono le spiagge libere attrezzate, parimenti gestite da privati.

La tabella che segue ne indica la tipologia e l’estensione, regione per regione.

Considerazioni

Si richiama l’attenzione del lettore sull’importanza dell’approfondimento dell’aspetto burocratico e amministrativo della situazione gestionale delle spiagge censite, che si rivela particolarmente significativo perché dalla diversa situazione della gestione amministrativa di esse, ne conseguono fondamentali conseguenze sul piano della sicurezza dei bagnanti che le frequentano.

Basta ricordare che, come è noto, le spiagge in concessione demaniale prevedono obbligatoriamente la presenza dei bagnini di salvataggio (uno ogni ottanta metri di spiaggia), quelle libere non prevedono nessun obbligo circa la presenza dei bagnini (fatte salve le iniziative meritorie di alcuni Comuni o del volontariato), mentre per le spiagge libere attrezzate, pur non sussistendo alcun obbligo, si è rilevato che alcuni gestori offrono in qualche misura e altrettanto meritoriamente ai propri clienti un servizio di vigilanza.

In questa chiave di lettura, i dati che rilevano dalla tabella consentono di assumere che:

– in relazione alle rispettive ubicazioni sull’intero territorio nazionale, le spiagge libere e quelle attrezzate superano in estensione quelle in concessione, le quali “abbondano” per così dire nell’Adriatico settentrionale e nel mar Ligure, mentre le libere e le attrezzate prevalgono soprattutto al centro-sud (Tirreno centrale e meridionale, Adriatico meridionale, Ionio e isole);

– da ciò la considerazione che, atteso il diverso regime normativo per quanto concerne la sorveglianza ai fini della sicurezza, proprio questa ultima e più vasta parte di territorio nazionale che per ragioni climatiche, bellezze paesaggistiche, stato di salute delle acque, ambisce a rivestire ruolo e importanza sempre più rilevanti nel contesto delle potenzialità balneari che l’Italia può offrire, risulta più penalizzata sotto l’aspetto della sicurezza, perché meno estese sono le spiagge sulle quali vige l’obbligo della presenza dei bagnini di salvataggio.

Sezione 2. Patrimonio umano

Stima delle presenze nei 2426,46 km di costa balneabile esaminata

Assunto che per una presenza si intende una persona per un giorno, si è rilevato che sulle spiagge dei 632 Comuni censiti, nell’arco temporale di riferimento della campagna (dal 1 luglio al 14 settembre 2005) è stata registrata la presenza di 611.016.154 unità.

Regione per Regione, i dati relativi alle presenze sono quelli indicati nella Figura 8.

Suddivisione delle presenze per tipologie di spiaggia

In valore assoluto, la tabellina che segue indica che le maggiori presenze si concentrano sulle spiagge in concessione, seguono quelle libere e poi quelle libere attrezzate. Occorre però notare che queste ultime, a proposito del numero relativamente basso di presenze, sono un fenomeno ancora relativamente giovane, sviluppatosi a partire dagli anni ’80. Si registra invece che esse risultano ben gradite agli utenti e il fatto che figurino al terzo posto può ragionevolmente essere addebitato alla minore diffusione di questo tipo di spiaggia rispetto ai due tipi più tradizionali.

Nella tabella successiva (Figura 9), questi dati sono riportati disaggregati su base regionale e per tipologia di spiaggia, sul totale delle presenze di bagnanti e dei chilometri di costa balneabile.

Presenze di bagnanti ed estensione delle spiagge, se messe a raffronto, rivelano poi che le spiagge libere attrezzate precedono le libere come densità di bagnanti per chilometro di spiaggia: 1013 bagnanti circa per chilometro di spiaggia libera attrezzata contro gli 866 circa per km circa delle spiagge libere classiche, mentre senz’altro più cospicuo è il dato per le spiagge in concessione: 2513 bagnanti circa per chilometro di arenile.
La densità media complessiva nazionale per km di spiaggia risulta pari a 577,80 presenze.

Infine, considerazioni appropriate scaturenti dai dati registrati devono però far tenere conto che, se è vero che l’indagine ha coinvolto i comuni costieri delle regioni del Nord, del Centro e del Sud dell’Italia, è altrettanto vero che sono giunti in prevalenza dati relativi alle coste di Comuni appartenenti all’area settentrionale del Paese, in cui, come è stato rilevato, vi è una maggiore diffusione degli stabilimenti balneari.
E quindi alle 611.016.154 presenze censite dalla ricerca (che frequentano in gran parte spiagge in concessione) occorre aggiungere le presenze degli utenti delle spiagge (nelle loro tre tipologie) che corrispondono e appartengono al restante 50% dei circa 1200 Comuni costieri non interessati dalla ricerca (l’indagine ne ha considerati 632), spiagge sulle quali insiste parimenti un altrettanto quasi 50% di utenti.

Fasce orarie di maggiore affluenza sulle spiagge

Si è rilevato che le fasce orarie di maggiore affluenza di bagnanti a seconda delle località sono le seguenti: il 35,5% affluisce nella fascia oraria che va dalle 10 alle 14 e il 56,6% nella fascia oraria dalle 10 alle 18; di gran lunga più distaccata la percentuale di presenze del 7,9% che si riferisce alle affluenze nella fascia oraria dalle 14 alle 18.
Chi non va al mare tutto il giorno, ci va soprattutto la mattina.

I dati devono però essere integrati con la considerazione che la ricerca non ha distinto fra giornate feriali e giornate festive. Se questa distinzione non influisce sulle percentuali di fruizione delle spiagge per fasce orarie che rimangono le stesse, influisce invece molto in valore assoluto se soltanto si considera che, ovviamente, in corrispondenza di giornate festive e/o di periodi di ferie lavorative (ad esempio fine luglio, prima quindicina di agosto) il numero di presenze sulle spiagge (e di conseguenza la densità di bagnanti per chilometro di spiaggia) aumenta vertiginosamente rispetto alle giornate degli altri periodi estivi.

Considerazioni

Tutti i dati che precedono (riferiti a estensione e tipologia delle spiagge, presenze, densità per chilometro di spiaggia e fasce orarie di maggiore affluenza) se considerati aggregati e raffrontati fra di loro, conducono inevitabilmente e ragionevolmente ad una sola conclusione: nei periodi estivi generalmente, ma in alcuni periodi dell’estate ancora più drammaticamente, milioni e milioni di persone si concentrano negli stessi luoghi (spiagge e acque litoranee), con punte di massima concentrazione nelle giornate festive e nei periodi feriali, e addirittura nelle stesse ore (dalle 10 alle 18 di ogni giorno).

Sotto il profilo della sicurezza, questo fenomeno di intensa e contemporanea presenza di persone abbassa la naturale soglia di rischio propria delle attività balneari (come tutte le attività umane, anche questa comporta, naturalmente, dei rischi, tanto più che l’acqua non è l’ambiente “naturale” dell’uomo) e aumenta il livello normale di pericolo cui sono esposti gli utenti delle spiagge, configurandosi in quei momenti una vera e propria situazione di latente emergenza balneare (concetto che non può sfuggire all’Amministratore attento e sensibile ai bisogni di sicurezza della propria comunità), sia sotto il profilo tecnico marinaresco delle attività acquatiche (nuoto, pesca, piccola nautica da diporto, ecc…), sia sotto il profilo medico-sanitario (malesseri sulla spiaggia e in acqua, infortuni, asfissie, incidenti vari, ecc…).

Al riguardo, la risposta che nel nostro Paese viene data per contrastare l’emergenza balneare non risulta per nulla uniforme e standardizzata nelle diverse situazioni e circostanze, ma presenta squilibri profondi e anche eticamente non accettabili laddove si consideri che la sicurezza della vita umana dovrebbe essere diritto inalienabile da perseguire per tutta la collettività, e come tale fornita indifferentemente e allo stesso livello per tutti i cittadini.

E invece, almeno nel nostro caso, si riscontra che la risposta in termini di sicurezza balneare (presenza dei bagnini di salvataggio) è sicuramente adeguata nei confronti dei frequentatori delle spiagge in concessione, dove la legge prevede obbligatoriamente la presenza di un bagnino ogni 80 metri di arenile, indipendentemente dalla densità dei bagnanti presenti, mentre è assolutamente inadeguata per la sicurezza dei frequentatori delle spiagge libere, nulla prevedendo in termini di presenza obbligatoria dei bagnini di salvataggio.

Dati in possesso della Società nazionale di salvamento rivelano infatti che nelle spiagge in concessione, le poche perdite di vite umane che si verificano sono dovute ad accadimenti di veramente pura casualità e fatalità, mentre sulle spiagge libere ad ogni stagione balneare si deve purtroppo registrare un numero sempre troppo elevato di luttuosi eventi, senz’altro riducibili ai minimi delle spiagge in concessione, se anche in quelle libere le norme di sicurezza prevedessero la presenza dei servizi di sorveglianza, e anche se è giusto riconoscere, ma non come attenuante del problema perché si tratta di sicurezza delle persone, che la situazione italiana è comunque mediamente più soddisfacente rispetto a quella di altri Paesi turistico balneari, dove le perdite di vite umane nelle acque prospicienti le spiagge sono percentualmente più alte.

Probabilmente la migliore situazione italiana si registra anche perché l’indagine ha rivelato come, pur non richiedendo la legge alcuna protezione specifica a favore degli utenti di queste spiagge, sussista comunque, per obblighi generali di tutela della pubblica incolumità, sull’intero territorio nazionale acque territoriali comprese, la presenza di servizi di sorveglianza forniti per compito istituzionale dalle Autorità dello Stato (“in primis” le Capitanerie di porto/Guardia costiera), o per propria missione sociale dai volontari della Società Nazionale di Salvamento.

Le tabelle che seguono mostrano disaggregati per Regione, per tipologia di spiaggia, per presenze di bagnanti e per numero di bagnini in servizio (calcolato sull’estensione delle spiagge gestite in concessione demaniale in ragione di uno ogni 80 metri, e rilevato su quelle libere attrezzate attraverso un apposito sondaggio, non valendo per queste l’obbligo di un operatore ogni 80 metri), dati che possiamo definire di assistenza offerta ai bagnanti.

La tabella seguente si riferisce alle spiagge in concessione (Figura 16), mentre la tabella successiva (Figura 18) si riferisce alle spiagge libere attrezzate.

Manca, ovviamente, la tabella relativa alle spiagge libere, dove non viene offerta alcuna assistenza, salvo alcune lodevoli eccezioni come già accennato, le quali tuttavia rilevano in misura talmente minima da non essere ragionevolmente censibili.

Sezioni 3 e 4. Tipologia delle fonti di pericolo, dei rischi e segnaletica “di pericolo”

La scheda consegnata ai rilevatori prevedeva anche una indagine sulla tipologia delle fonti di pericolo, dei rischi e sulla eventuale esistenza di un sistema di segnaletica “di pericolo” per conoscerli ed evitarli.

E però su questa indagine non si sono avute risposte, e quindi nessun dato figura nella ricerca, semplicemente perché i dati non ci sono, nel senso che non è che non ci siano fonti di pericolo o rischi, è che essi non sono generalmente portati a conoscenza degli utenti (salvo talvolta la segnalazione di spiaggia non provvista di servizio di sorveglianza balneare).

Può accadere che gli utenti di spiagge in concessione vengano informati dai bagnini in servizio dei rischi e dei pericoli che presentano le acque prospicienti la spiaggia che essi frequentano, ma è una informazione del tutto occasionale, che fa parte della normale diligenza con la quale il bagnino svolge il suo servizio, ma sono informazioni non organiche e non codificate.

Considerazioni

Tutti sono consapevoli di come il tema della informazione/segnalazione delle possibili fonti di pericolo, dei comportamenti corretti per evitarli, ecc…, sia di prioritaria importanza per la sicurezza delle persone, tanto che in tutte le situazioni e le attività in cui è coinvolta la collettività (a partire dalla circolazione sulle strade, all’accesso nelle aree riservate e di lavoro, come in qualsiasi altro luogo pubblico), esistono simboli e cartelli che mettono in guardia e suggeriscono ai frequentatori comportamenti sicuri: sulle spiagge nazionali invece, diversamente da quanto avviene in qualche altro Paese dell’Unione Europea, non esiste nulla di tutto ciò, salvo la famosa bandiera rossa che consiglia di evitare la balneazione se il mare è mosso, ovviamente esposta solo negli stabilimenti balneari.

L’importanza del problema ha subito indotto la Società Nazionale di Salvamento a mettere in programma uno studio appropriato per predisporre e sviluppare un progetto di segnaletica le cui linee fondamentali troveranno fonti di riferimento anche nei modelli già adottati in Europa, oltre che rispettare simbologie e contenuti indicati dall’ISO (International Organization for Standardization) per le emergenze in acqua, in modo da conferire all’argomento unicità e respiro internazionale.

Il lavoro sarà quindi messo a disposizioni delle Autorità centrali e locali competenti per la sicurezza e la salvaguardia dei cittadini, affinché possano farsi carico di colmare questa veramente vasta e profonda lacuna, che è da considerarsi essa stessa come una delle più gravi fonti di pericolo per i frequentatori delle nostre spiagge.

Sezione 5. Organizzazioni di soccorso presenti e loro possibilità/tempi di intervento

Sono state considerate le quattro tipologie di offerta di soccorso più diffuse sui 2426,46 chilometri di costa balneabile, e cioè la presenza di:

– postazione e bagnino di salvataggio
– servizio di ambulanza e primo soccorso (il 118)
– sede di Capitaneria di porto/Guardia costiera
– stazione navale dei Carabinieri e altre Forze di Polizia.

L’indagine ha rilevato che nel 93% dei 632 Comuni censiti sono presenti le Capitanerie di Porto/Guardia costiera, nell’87,8 % il servizio 118, nel 40,8% gli operatori di salvamento (Bagnini di salvataggio SNS e Assistenti bagnanti FIN, e infine, nel 57,8% dei Comuni i mezzi nautici dei Carabinieri e delle altre Forze di Polizia.

La tabella che segue riporta i dati suddetti comprensivi dei tempi medi di intervento dalla richiesta di soccorso, che sono funzione di diversi obbiettivi e fisiologici fattori, e che pertanto debbono essere considerati oltre una certa misura incomprimibili (traffico stradale, distanza dalla sede di stazionamento dei mezzi di soccorso – approdi, ospedali, pronto soccorso – difficoltà di raggiungere/accedere sul luogo dell’incidente causa bassi fondali, scogli, pendii scoscesi e ripidi, ecc…)

Considerazioni

E’ sinceramente rassicurante, oltre a quella dei bagnini di salvataggio e degli assistenti bagnanti, la presenza di strutture e dispositivi di sicurezza delle Amministrazioni pubbliche in tutte le Regioni dello Stato.

E tuttavia, nella fattispecie della balneazione, l’urgenza dell’intervento è importantissima in quanto esiste una “finestra” di soli quattro minuti entro i quali il soccorso può concludersi senza danni escluso la paura. Oltre i quattro minuti, pur non perdendo la vita, possono registrarsi nelle persone recuperate lesioni irreversibili, e sotto questo profilo i tempi di intervento che possono assicurare il pieno successo sono soltanto quelli consentiti dalla presenza del bagnino di salvataggio, il quale unisce alle capacità tecnico marinaresche del recupero dall’acqua, le capacità tecnico sanitarie del primo soccorso e della rianimazione, e riesce perciò ad intervenire subito e positivamente sulle condizioni fisiche della persona soccorsa o quanto meno a mantenere tali condizioni immutate, senza aggravamenti talvolta anche fatali, nelle more dell’intervento del 118 o di altri soccorritori.

Il bagnino di salvataggio è perciò il primo anello della catena del soccorso e senza esagerazioni forse anche il più importante, perché tutto (la vita, il pieno recupero delle condizioni fisiche e cerebrali della persona soccorsa, ecc…) avviene nei primi minuti….dopo, anche le migliori capacità professionali possono vedere frustrati i loro sforzi, in ragione del tempo ormai trascorso.

Quanto sopra porta,se raffrontato alle risposte che l’indagine ha fornito sull’estensione delle spiagge idonee alla balneazione, sulle differenti tipologie di gestione delle medesime, sull’obbligo o meno della presenza di un servizio di soccorso prestato dai bagnini, sul numero delle presenze di bagnanti e sui periodi di maggiore concentrazione di essi, sugli incidenti che ad ogni stagione balneare gli operatori della Società Nazionale di Salvamento si ritrovano a dover fronteggiare e registrare, ecc…a considerare (come lo scorrere delle relative tabelle ci ha dimostrato) che le spiagge libere e quelle attrezzate sono le più estese e le più affollate, ma anche, paradossalmente, sotto questo punto di vista, le meno sicure, e verso le quali dovrebbero perciò essere indirizzati sforzi adeguati almeno per pareggiare in misura più accettabile la situazione.

Cap. 3

CONCLUSIONI

Tutto quanto precede raccoglie organicamente i risultati, insieme ad alcune appropriate considerazioni, della “Campagna informativa per la pianificazione della emergenza balneare” condotta dalla Società Nazionale di Salvamento per il Dipartimento della Protezione civile.

Dallo studio e dalla valorizzazione di essi, oltre ad elementi di conoscenza di tipo statistico che inquadrano e quantificano sotto i diversi aspetti il fenomeno della balneazione in Italia, possono scaturire linee guida programmatiche e di indirizzo utili per meglio contrastare i rischi connessi con la balneazione nel nostro Paese, fra le quali, e subito, le più appariscenti in prima battuta risultano:- obbligatorietà di un servizio di sicurezza con bagnini di salvataggio anche sulle spiagge libere, almeno su quelle che l’indagine ha rivelato siano le più frequentate (ottimizzazione delle risorse);

– istituzione di un sistema di segnaletica dei rischi e dei pericoli con appropriati indicazioni e consigli per conoscerli ed evitarli, sulle spiagge e sulle acque più rischiose per l’incolumità degli utenti;

– anche in collaborazione e sinergia con Autorità marittime, Sezioni periferiche della Società Nazionale di Salvamento e Servizi medico sanitari, individuazione di forme e di procedure di più stretta collaborazione fra le risorse di soccorso “marine” per così dire (bagnini di salvataggio, mezzi nautici della Guardia costiera e della SNS, ecc..) e il 118, in modo da velocizzare il raggiungimento del presidio sanitario più vicino o più idoneo al luogo dell’incidente, comprimendo i tempi di intervento della catena dei soccorritori e riducendo le conseguenze dell’evento;

– sempre relativamente al servizio 118, verificare e se del caso prevedere che le ambulanze dello stesso servizio siano attrezzate adeguatamente (almeno quelle delle località balneari e almeno nel periodo estivo), sia in termini di professionalità del personale addetto, sia in termini di specifiche attrezzature sanitarie, al fine di contrastare più efficacemente fattispecie di infortuni propri delle attività balneari e acquatiche in genere;

– previsione, nei bilanci di Regioni, province, comuni e autorità locali di apposite poste per finanziare/sostenere spese per servizi di prevenzione, sorveglianza di spiagge e acque prospicienti ai fini di sicurezza, da parte delle organizzazioni di volontariato SAR marittimo riconosciute ufficialmente come tali a livello nazionale o quanto meno regionale (Dipartimento della Protezione civile, Albi regionali), compresi “in primis” i servizi di bagnino di salvataggio sulle spiagge libere come sopraccennato;

– verifica da parte delle Autorità locali, ogni anno e prima della stagione estiva, delle predisposizioni di sicurezza disponibili nell’ambito del proprio territorio, sia quantitativamente sia qualitativamente, in termini di consistenza, manutenzione, preparazione all’impiego di mezzi e addetti, in modo che quando comincia la stagione tutto sia pronto ad accogliere i cittadini non solo sotto il profilo dell’accoglienza logistica e turistica in genere, ma anche sotto quello della capacità di fornire adeguato ed efficiente servizio di sicurezza;

– disponibilità dei servizi di sicurezza (sia pure a livello ridotto), anche nelle ore notturne, perché se è vero che di notte non ci sono bagnanti, è però vero che nelle acque prospicienti i litorali sono presenti pescatori professionisti addetti alla piccola pesca, pescatori sportivi, subacquei, nautica da diporto minore, ecc..

L’insieme delle linee guida e delle predisposizioni suggerite, cui occorrerebbe però, per concretizzarne gli effetti sul territorio, conferire ufficialità e valore giuridico cogente attraverso gli strumenti all’uopo ritenuti congrui dalle Amministrazioni centrali e locali competenti, potrebbe costituire la traccia per la predisposizione da parte degli Enti locali e delle Municipalità di “Pianificazioni territoriali per la prevenzione della emergenza balneare” in analogia a quanto praticato dalle stesse Municipalità per le altre emergenze di protezione civile tipo terremoti, alluvioni, frane, ecc…e per la sicurezza in generale dei propri cittadini.

In ultimo, come d’altronde invita a fare la denominazione ufficiale del progetto concordato con il Dipartimento della Protezione civile (che aggiunge al titolo principale “Campagna informativa per la sicurezza balneare” il sottotitolo “Esperienze per un progetto unico e coordinato di armonica disciplina europea in materia di sicurezza della balneazione”), per concludere bene il lavoro e valorizzare al massimo quanto da essa scaturito, è opportuno “alzare il tiro” e proiettare i dati raccolti e quelli che da essi possono essere desunti in chiave europea.

Infatti, sono milioni le presenze giornaliere degli stranieri che frequentano le nostre spiagge, e un numero ovviamente ben maggiore frequenta le spiagge dei rispettivi Paesi, affollate anch’esse da turisti comunitari, compresi i nostri concittadini, mentre le più diverse sono le normative di riferimento per la fruizione degli arenili. E come ogni cittadino sa, o almeno ha una idea, di come sia regolata la balneazione e la sicurezza sulle spiagge del proprio Stato, sarebbe bene che fosse informato anche sulla regolamentazione dello Stato che lo ospita, e però questo è ragionevolmente possibile soltanto attraverso la predisposizione di discipline omogenee e comuni (ad esempio su procedure di allerta, preparazione professionale degli addetti, segnaletica e avvertenze, ecc…).

In questa prospettiva, sorge e appare in tutta la sua evidenza un’altra importante e significativa linea guida: la predisposizione/organizzazione da parte degli Stati comunitari di dispositivi di sicurezza per quanto possibile standardizzati e comuni su tutto il continente europeo, anche perché, in definitiva, unico e comune è lo scopo di tutto e di tutti: la sicurezza dei cittadini su qualsiasi spiaggia o acque litoranee essi si trovino, nel proprio Paese o all’estero.