Cecina, 30 novembre 2013

Cecina – Dopo essersi laureato in medicina a Firenze e ottenuto un master in medicina d’emergenza urgenza con stage negli Stati Uniti, Riccardo Ristori – medico del 118 e del Pronto Soccorso di Cecina – ha pronto un progetto per la rianimazione in acqua e a terra che nei prossimi giorni sarà presentato in Italia, in Inghilterra e in altri Paesi del mondo. Il protagonista di questa storia studia da 15 anni i casi di annegamento in mare, a partire dalle spiagge di Donoratico, dove risiede e ha fatto il bagnino, per capirne le cause e migliorare la prevenzione. Perciò nei giorni scorsi ha incontrato i proprietari degli stabilimenti balneari. Un passo alla volta. Ristori è direttore sanitario della Società Nazionale di Salvamento e di recente ha partecipato al quinto congresso mondiale sull’annegamento a Potsdam, in Germania. Al rientro, ha elaborato un piano di prevenzione valutandone costi e benefici e organizzando poi la conferenza con i balneari al cinema Ariston di Donoratico in collaborazione con la Pro Loco.

Nell’occasione ha illustrato il progetto personale “La spiaggia più sicura d’Italia”, che a gennaio sarà presentato anche all’amministrazione. Per ottenere maggiori risultati, e di conseguenza un minore numero di decessi, il medico ha confermato il dato statistico emerso al congresso mondiale: l’85 per cento degli annegamenti si potrebbe evitare a partire dalla prevenzione. Cinque fattori costituiscono la catena della prevenzione dell’annegamento: la presenza del bagnino, la tecnologia, la regolamentazione, l’insegnamento del nuoto e l’educazione ai tanti rischi del mare. I primi tre punti sono legati, ha spiegato Ristori, alle località turistiche balneari che ambiscono al titolo di spiaggia sicura, a patto che preparino un piano collettivo di salvataggio, fornendo ai bagnini l’adeguata tecnologia e predisponendo cartelli specifici per ogni accesso al mare indicanti i pericoli di ogni spiaggia. E’ necessario inoltre rafforzare i piani collettivi di salvataggio incrementando i giorni di sorveglianza e il numero dei bagnini. Spiagge pericolose come le nostra hanno del resto bisogno di torrette centrali con funzioni di comando e controllo, videosorveglianza con telecamere fisse che monitorino l’arenile e le acque di balneazione sul modello dei litorali stranieri più conosciuti, materiale di soccorso all’avanguardia (come le moto d’acqua). Se si parla di prevenzione, non si può soltanto guardare ai costi, prosegue il medico, perché il danno anossico cerebrale delle persone quasi annegate (circa 400 all’anno in Italia) e ricoverate in terapia intensiva prevede una spesa di circa 3.500 euro al giorno. Se invece la persona muore per annegamento il danno sociale e morale è incalcolabile. Inoltre, ed è l’altro aspetto interessante, Ristori ha elaborato un progetto per migliorare la respirazione dell’annegato attraverso l’utilizzo di particolari dispositivi, utilizzabili in pochi secondi in acqua e a terra.

L’idea, esposta all’Intersurgical Forum, nel quartiere medico di Londra, ha suscitato interesse, tanto che sarà sperimentata in Italia attraverso la collaborazione tra Intersurgical e Società Nazionale di Salvamento e in seguito nel mondo. Il sistema di rianimazione, molto veloce, permette a personale non medico – ossia soccorritori e bagnini – di prestare un veloce soccorso respiratorio a chi rischia di annegare.

Fonte: iltirreno.gelocal.it – 30/11/2013

Foto: Archivio SNS

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